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Approfondimenti

Folklore reggino

Modi di dire calabresi

Modi di dire calabresi: "Quannu chiove e nun fa zanga" (Qualcosa che non avverrà mai); "Si 'na sampugna" (Appellativo di cretino); "U segretu de monachelle" (Un segreto per modo di dire); "Si du malu pitignu" (Essere di cattiva razza); "Ietta fuocu de nasche" (Essere arrabbiatissimi); "Me vatte ru core" (Stato di preoccupazione); "A fine do pirucchiu" (Una brutta fine); "M'ha fattu calare u latte" (Essere profondamente seccato); "Tieni a capu cumu na morgia" (Avere la testa dura come un sasso); "L'amic' c'un rispunn' a prima vuc' vò dir' cu cantar' u' 'lli piac'" (Se l'amico non risponde alla prima voce, vuol dire che ciò che dici non gli piace).

Ninna nanna natalizia

Ninna nonna, ninna nonna è figliata la Madonna ed ha fattu 'nu Bomminìellu chi si chiama Sarbaturìellu. Sarbaturi ha tri sorelli... jamu coglimu 'i juri belli. E, Gesù circava pani 'a Madonna si 'nchjnocchiava; a 'na seggia de culonna, si ci assetta la Madonna a 'na seggia de rubini si ci assetta lu Bomminu a 'na seggia de brillanti, si ci assettanu li Santi; a 'na seggia de cuticchj, si ci assettanu l'a ngiulicchj; 'a Madonna, ccu'/u mantu, li cummoglia tutti quanti.

(Ninna nonna / ninna nonna / è partorita la Madonna / ed ha dato alla luce un Bambinello / che si chiama Salvatorello. / Salvatore ha tre sorelle... / andiamo a raccogliere i fiori belli. / E, Gesù chiedeva pane / la Madonna si inginocchiava / ad un sedile della colonna, / si siede la Madonna; / ad una sedia di rubini, / siede il Bambino; / ad una sedia di brillanti, / siedono i Santi; / ad una sedia di pietruzze, / siedono gli angioletti; / la Madonna, col mantello, / li copre tutti quanti).

Il pane di Natale

In Calabria un preparato benaugurale era il pane di Natale, dedicato al capo famiglia. La panificazione si effettuava in casa ed era occasione di festa. Un tempo, anche il più misero panificava in quei giorni. Lo si evidenziava, dicendo che perfino i morti vi si impegnavano, levandosi dalle tombe: 'A Pasqua ed a Natali si sùsin "i mùorti a far u pani" (A Pasqua ed a Natale si levano dalle tombe perfino i morti per panificare). Sul pane, prima di infornarlo, si poneva una croce di pasta per la lunghezza del diametro. Altri vi poneva una delimitazione, anch'essa di pasta, lungo l'orlo. Altri ancora modellava, nella parte superiore (faccia), fiori, foglie, uccelli, due mani che si stringono - evidente simbolo della solidarietà -, un pupazzetto, simboleggiante il Bambino. I "natalisi" venivano "annumàti", se ne designava cioè l'appartenenza ai singoli componenti della famiglia, per trarne presagio. La bontà della lievitazione e della cottura del pane faceva trarre, infatti, più o meno buoni auspici per la famiglia ed i singoli componenti.

I Bronzi di Riace

I bronzi di Riace

Il 16 agosto 1972 a seguito di segnalazione, sono stati rinvenuti i bronzi nel mare Jonico, nei pressi di Riace. Recuperati, dopo pochi giorni, il 21 agosto 1972 le due statue entrarono a far parte del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria.

Fotografia di Ken Mayer, CC BY-SA 2.0

 

La “Cuzzupa” di Pasqua

E' un dolce tipico cucinato nel periodo pasquale, delizioso nella sua semplicità. Gli ingredienti sono farina (600 gr), zucchero (200 gr), uova (14), strutto (200 gr), limone (1), lievito di birra (25 gr).

Il procedimento è semplice: fate lievitare il lievito con un pochino di farina e di acqua poi unitelo alla restante farina, a 4 uova, allo zucchero ed allo strutto ed impastate aggiungendo un po' di scorza di limone. Quando la pasta è ben soda ed elastica formate delle ciambelle o dei panetti allungati e su ognuno disponete le restanti uova crude intere. Disponete su una placca infarinata o foderata con carta da forno, lasciate lievitare un paio d'ore in un luogo riparato e poi infornate a 180° verificando la cottura con uno stecchino di legno.

La Madonna della Consolazione

Chiesa della Madonna della Consolazione

Questa importante festa religiose dedicata alla Patrona della città viene celebrata ogni anno il secondo sabato di settembre. In dialetto viene chiamata comunemente festa i Marònna (semplicemente Festa della Madonna).

La ricorrenza viene celebrata con una grande processione, di ben 9 chilometri, in cui viene portata la “Vara” recante l'immagine della Madonna dal Santuario di Santa Maria della Consolazione (la Basilica dell'Eremo), fino al Duomo di Reggio: curiosa è l'usanza per cui i portatori, stremati devono percorrere di corsa l'ultimo tratto di strada fino alla scala della Cattedrale

Questa festa di folklore e fervore religioso è fra le più seguite in Italia e richiama a Reggio Calabria migliaia di fedeli anche dalla vicina Sicilia: molti di questi trascorrono la notte precedente la processione sul sagrato della Basilica mentre coloro che saranno i portatori cantano e danzano balli popolari. Tutta la città in questi giorni si anima di musiche e spettacoli.